Vacanze balneari in villaggi, resort e hotel
nelle località di mare più belle del pianeta
Piccole perle tutte da scoprire, i borghi marinari si incontrano in tutta la regione e riescono a stupire il visitatore ad ogni angolo fra chiese, palazzi nobiliari, botteghe di maestri artigiani e antiche trattorie. Inseriti in contesti naturali bellissimi e così ricchi di storia e tradizioni popolari, sono emblema della ricchezza e dell’autenticità della Calabria che ha una storia millenaria, arricchita dalle tante civiltà che si sono succedute nel corso della stessa. Qui si riescono ancora a percepire atmosfere autentiche, sapori e odori di una volta; sono luoghi dove si torna ad apprezzare i ritmi lenti, il rispetto delle tradizioni, la felicità del quieto vivere.
Le origini del nome Scilla sono antichissime, così come la storia di questo borgo ricco di mistero. Confuse fra mitologia e leggenda, sono riferibili al periodo della distruzione di Troia, alle leggende di Ulisse. La navigazione dello Stretto di Messina aveva nell'antichità fama di essere realmente pericolosa a causa di correnti rapide ed irregolari e dei venti che vi spirano violenti e talora in conflitto tra loro: il mito di Scilla è legato indissolubilmente a questo tratto di costa, luogo ricco di suggestione che ha contribuito a creare tante leggende ad esso connesse.
E’ senza dubbio uno dei miti più affascinanti e narra di una giovane ninfa che viveva in Calabria. La giovane era solita fare il bagno nelle limpide acque del mar Tirreno e una sera incontrò un dio marino, Glauco, che si innamorò di lei a tal punto da preferirla alla maga Circe. Questa, indispettita, decide di vendicarsi e trasformò la giovane in un orrendo mostro marino dotato di sei teste di cani, che si rifugiò insieme a Cariddi (altro mostro marino) in una grotta presso lo stretto di Messina, dalla parte della costa calabra. Da lì iniziò a seminare strage e terrore tra i naviganti, che impararono ovviamente ad evitare questo tratto di mare. Ma questo non valse per tutti! Nell’Odissea Omero ci racconta infatti che lungo la rotta verso Itaca, spinto dalla sua proverbiale curiosità, Ulisse decise di attraversarlo e affrontare la furia di Scilla descritta come “atroce mostro” e anche il canto ammaliatore e letale delle sirene. Per questo motivo una delle spiagge più belle e famose di Scilla è conosciuta anche come la spiaggia delle sirene.
Questo imponente castello sorge proprio sulla “rocca di Scilla”; di origine normanna o sveva, è senza dubbio il monumento più importante della cittadina. Originariamente edificato per scopi difensivi, nel 1532 il conte Paolo Ruffo decise di trasformare questo austero castello in una residenza. Oggi il castello ospita eventi e mostre e permette di godere di un panorama meraviglioso, che può arrivare fino alle coste siciliane e alle Isole Eolie. Al tramonto, guardare dall’altro Chianalea è uno spettacolo bellissimo, con le luci soffuse che rendono tutto magico!
Anche se non vi è certezza su questo, le sue origini si fanno risalire ai tempi dell'antica Grecia. Secondo la tradizione vi si fermò Ulisse e vi soggiornò Cicerone. Si narra poi che le scorrerie di pirati e saraceni la ridussero ad un cumulo di macerie e che i superstiti si rifugiarono verso l’interno. Restano poi tracce nel territorio di un'antica attività di pesca, specialmente del tonno, ma le uniche notizie certe le abbiamo solo a partire dal 1300 con l'esistenza di un forte, di un borgo e di una comunità di monaci Basiliani. Negli anni il nucleo abitato crebbe e – per difesa – fu munito di mura e torri ai lati. Si costruirono inoltre nuove chiese e conventi, iniziarono floridi commerci di spezie, seta, pesce salato, olio, vino e si incrementò la pesca del tonno.
Pizzo subì, come tutta la Calabria, le dominazioni normanna, sveva, angioina e aragonese. Nella seconda metà del XV° secolo, Ferdinando I d’Aragona fece costruire sul promontorio un forte, detto oggi Castello Murat. Nato come una fortezza militare e una prigione, fu costruita per difendere la costa dagli attacchi che provenivano dal mare. Segue i canoni dell’architettura militare rinascimentale ed è circondata da un fossato con ponte levatoi e camminamenti. Qui fu imprigionato e fucilato nel 1815 Gioacchino Murat, cognato di Napoleone Bonaparte e re di Napoli. Al suo interno è possibile vedere la cella in cui trascorse gli ultimi istanti di vita.
La leggenda che la riguarda narra del naufragio di un veliero con equipaggio napoletano intorno alla metà del 600. La nave affondò, ma i marinai riuscirono a mettersi in salvo raggiungendo la costa, scavarono nella roccia e vi misero il quadro della Madonna alla quale avevano fatto il voto pregando per la loro salvezza nella nave in tempesta. Ci furono negli anni a seguire altre tempeste, ma il quadro, portato via dalla furia delle onde, fu sempre rinvenuto nel posto dove il veliero si era schiantato contro gli scogli.
Fra le tante ricchezze di questo grazioso borgo non possiamo non includere anche il celebre Tartufo di Pizzo, gelato artigianale dalla forma tondeggiante con al suo interno un cuore di irresistibile cioccolato fuso, un vero must del posto! Questa specialità famosa in tutto il mondo, il primo gelato in Europa ad aver ottenuto il marchio IGP, ha fatto sì che Pizzo sia riconosciuto ovunque come la città del gelato. Ma come è nato questo “capolavoro” di dolcezza? Nel 1952, in occasione della visita di un Principe, venne fatta una maggiore richiesta di dolci e gelati agli abili pasticceri di Pizzo. Il gelatiere Giuseppe De Maria, che all’improvviso era rimasto senza più né granite né formine, inventò un nuovo dolce: con le mani modellò delle palline di gelato, metà alla nocciola e metà al cioccolato, con dentro del cioccolato fondente liquido, caramello e liquore Strega, chiudendole poi con un metodo simile a quello usato per l’arancino siciliano. Le spolverò poi con un pò di cacao amaro e le mise in una carta pergamena dentro a una stecca di ghiaccio per consolidarle.
26.10.2020
02.02.2021
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